SINISTRA E DESTRA

Chiarire cosa sia la Sinistra e cosa sia la Destra è oggi estremamente difficoltoso.
Qualunque ricerca volta a definire il senso odierno del concetto di Sinistra e Destra trova definizioni incoerenti e contrastanti, comunque condizionate dalla visione individuale di chi ne parla.

L’unica prospettiva che aiuti a chiarire un panorama così incerto è quella che connette la Sinistra con una detenzione centralizzata del potere economico e la Destra con la massima autonomia e mancanza di controllo del formarsi della ricchezza.
Non è una definizione assoluta ma aiuta ad interpretare il significato del binomio Sinistra-Destra degli ultimi secoli e ha una giustificazione storica.

Destra e Sinistra
La rivoluzione industriale del secolo XVIII diede inizio ad un cambio sostanziale di panorama sociale.

Emersero, come attori più evidenti, il capitalismo e la classe proletaria, complementari e contrapposti nel quadro sociale.

Verso la fine del ‘700. Adam Smith formulò la teoria centrata sulla nozione di “mano invisibile”, cardine della dottrina liberista, secondo la quale il sistema economico non richiede interventi esterni per regolarsi, in particolare non necessita l’intervento di una volontà collettiva razionale. Una mano invisibile ne guida correttamente l’evoluzione e ne compensa gli squilibri. I prezzi si formano ad un giusto livello, in base alla contrattazione della domanda e dell’offerta.
L’automatismo economico e sociale della mano invisibile non tardò a manifestare squilibri e diseguaglianze fra la classe dei proprietari e la classe dei lavoratori, soprattutto nel campo di quei servizi sociali che non a tutti erano accessibili.

Si generò così una reazione da parte delle classi meno abbienti, a cui diede corpo, a grandi linee il fenomeno del “Socialismo”, che si potrebbe più ampiamente e correttamente chiamare “dirigismo”.
Il dirigismo è una politica economica in cui il governo esercita una forte influenza sui settori produttivi, attraverso un sistema di incentivi e vincoli che indirizzano l’economia verso quello che viene riconosciuto come l’interesse pubblico o generale.
In fondo il governo è espressione della nazione intera (lo sostengono anche i dittatori) ed è logico che esso, come espressione somma della comunità, diriga e governi la formazione e la distribuzione della ricchezza.

Nel senso corrente si introdusse così il senso di “destra”, come manifestazione del liberismo, e di “sinistra”, come espressione del dirigismo, ma si cercò di analizzare quale ispirazione profonda generasse queste opposte concezioni della società.

Si cercò di rivestire questa realtà sostanziale con pensieri più profondi:
… il criterio più frequentemente adottato per distinguere la destra dalla sinistra è il diverso atteggiamento che gli uomini viventi in società assumono di fronte all’ideale dell’eguaglianza, che è, insieme a quello della libertà e a quello della pace, uno dei fini ultimi che si propongono di raggiungere e per i quali sono disposti a battersi (Bobbio).
Il dibattito fu, ed è ancora, epocale. I vari dittatori di destra e di sinistra non aiutarono perché assunsero, nei confronti della pace, della giustizia, dei diritti dell’uomo, della libertà, dell’economia eccetera, posizioni sfaccettate e contrastanti, tali comunque da rendere il concetto di Destra e Sinistra un espediente dialettico per individuare chi è con noi e chi è contro di noi.

Come è oggi.

Una definizione più pragmatica che teorica
Nella sostanza la realtà sembra comunque brutalmente ancorata alla differente posizione nei confronti dei mezzi produttivi e ai relativi effetti, più che alle ispirazioni ideali. Per quanto impreziosito da presunti valori di libertà e di giustizia, la differenza fra Sinistra e Destra si regge su un sostrato logico economico e produttivo.

Un governo di sinistra tende a governare dirigisticamente e dal vertice ogni attività produttiva e sociale, avendo come obiettivo la giustizia e il bene comune della popolazione, impedendo che interessi individuali prevarichino l’uguaglianza dei cittadini e assicurando che i sistemi produttivi attuino con equità il benessere comune. Nella versione più radicale il raggiungimento di tale obiettivo si regge sulla dinamica inevitabile della lotta di classe, portando al risultato simbolicamente costituito dalla dittatura del proletariato.
Un regime di destra ha fede in una autoregolamentazione del sistema economico e produttivo e ritiene che il maggior bene della popolazione si realizzi lasciando a ogni iniziativa economica e produttiva piena libertà di esprimersi e di realizzarsi liberisticamente, senza vincoli e senza direttive centrali, consentendo ai singoli e ai gruppi di attuare il proprio interesse, nella certezza che una “mano invisibile” guidi correttamente l’evoluzione e compensi gli squilibri. I prezzi si formano ad un giusto livello, in base alla contrattazione della domanda e dell’offerta. Nella forma estrema vige la regola del “laissez faire” integrale, ovvero che il sistema sociale e economico si svolga senza condizionamenti di alcun genere. In questo panorama, la sofferenza delle classi deboli è un fenomeno fisiologico da non contrastare perché sarà automaticamente gestito dalla “mano invisibile”.

Si potrebbe osservare, semplificando, che la Sinistra, dove realizzata integralmente e di sé appagata, può determinare un paternalismo dominante e indurre ad un minor stimolo innovativo, ad uno scarso incentivo al guadagno e quasi ad una rassegnazione esistenziale. Il controllo centrale lascia scarsi margini alle scelte individuali.
La Destra invece, protesa nell’intraprendenza economica, induce ad una sistematica insoddisfazione, stimolante per generare evoluzione e coerente con la logica di produzione e consumo, ma incurante dell’equa distribuzione del benessere, reggendosi in sostanza proprio sulle dinamiche delle differenze sociali.

Sia l’uno che l’altro sistema possono degenerare in forme dittatoriali gestite da partiti o oligarchie mentre potrebbero invece offrire spunti fra loro compatibili di benessere e di sviluppo, se correttamente dosate e adattate ai vari contesti storici, culturali e territoriali.
E in ogni caso la sostanza di questo conflitto viene oscurata da armi di distrazione di massa, che polarizzano l’attenzione della popolazione su fenomeni socialmente irrilevanti, come gli sport popolari, i consumi, eventuali nemici, le guerre locali, i personaggi della comunicazione di massa, le superstizioni, …
Si nascondono così le sottostanti dinamiche economiche e si induce a dimenticare i problemi capitali, come clima, inquinamento e povertà, che incombono sul Pianeta.