RELIGIONE

Con Religione si intende solitamente tutto ciò che ruota attorno alla fede in un Principio Superiore e che, in generale, si concretizza in chiese, templi e moschee, ovvero in Cristianesimo, Islam, Sikhismo, Ebraismo, Taoismo o analoghe filosofie del Trascendente.

Si può affermare che in tutti i popoli di ogni periodo storico si manifestano tre esigenze fondamentali:

  • alimentarsi, cercando di trovare e di conservare il cibo per restare in vita;
  • accoppiarsi e riprodursi, per dare continuità alla propria specie;
  • cercare di comprendere il senso della propria vita e dell’Universo intero.

Quest’ultima ricerca delle ragioni dell’esistenza e delle dinamiche universali genera il fenomeno della religiosità e anche della ricerca scientifica. La Religione, da questo punto di vista, può essere intesa come il tentativo di risalire oltre la semplice materialità del quotidiano e di dare un senso della vita propria e dell’Universo.

Non è dunque inutile tentare una definizione più ampia e completa di cosa sia “religione”, prendendo spunto da come si manifesta in genere nelle comunità umane.

Elementi costitutivi
Si constata che tutte le forme religiose si reggono su alcuni elementi ricorrenti:

  • la convinzione che esista un Principio supremo che, in qualche forma, governa e spiega l’esistenza dell’Umanità, della vita, dell’Universo intero;
  • la presenza storica di una personalità carismatica, un Messaggero, che ha illuminato le comunità umane, rivelando e chiarendo l’esistenza e le caratteristiche del Principio supremo;
  • l’inevitabile necessità che questa fede nel Principio e nel suo profeta sia vissuta in forma collettiva, all’interno di una Comunità di credenti, che assicuri la coesione e la continuità di ciò in cui si crede.

Si noti che questa definizione estende il concetto di Religione a una vasta gamma di gruppi umani, uniti da un comune sentire, non necessariamente frequentanti una chiesa o una moschea, includendo anzi anche atei e scientisti, ciascuno dei quali gruppi è profondamente convinto della propria fede e, con maggiore o minor tolleranza, considera gli altri come veri infedeli.

Il Principio supremo
Esiste l’irrefrenabile esigenza della mente umana di porre su un altare eccelso ciò in cui crede o, in altre parole, a crearsi una divinità suprema. Dopo essersi convinta, per diverse strade, della supremazia di un certo concetto ispiratore dell’Universo, la mente lo divinizza, ponendolo come principio e fine di tutte le cose, come riferimento e essenza assoluta.
Non si tratta solamente delle divinità delle religioni tradizionali, ma anche della Scienza, della Ragione, del Profitto, della Dittatura del proletariato, di un’idea politica, di qualunque concetto, eretto a principio universale, alfa e omega di tutto, fossero anche solamente la felicità e il benessere personale.
Possono essere uno o più divinità, maggiori e minori: l’importante è che esse si configurino in un Olimpo complessivo da venerare e adorare.

Il Messaggero
Per quanto è visibile nella storia, ogni forma di religiosità, credente in un Dio o in qualunque altro concetto assoluto, riconosce e venera un sapiente o un profeta che ha rivelato al mondo un messaggio illuminante, relativo al Principio supremo e alla dottrina che ne deriva. Il Principio in sé resterebbe nel campo dell’astrazione, se non intervenisse un soggetto che ne spieghi, con linguaggio umano e comprensibile, i contenuti, gli insegnamenti e le modalità con cui ad esso raccordarsi.
A questo Messaggero (o anche più d’uno) è sempre associato un testo sacro, ovvero un libro fondamentale che contiene e tramanda i concetti fondamentali di quella determinata fede e dal quale deriva una scuola di pensiero. In questo senso si parla di “religioni del libro”, un concetto che può essere esteso in termini generali a tutte le dottrine.

La Comunità
Ogni credenza può formarsi, esistere e sopravvivere se vive all’interno di una comunità che condivide, custodisce e tramanda i contenuti.
Ciò significa raccogliersi in collettività attorno ad un concetto di livello superiore e globale, come potrebbe essere una fede tradizionale o anche fedi laiche, come lo scientismo (attribuzione alle scienze della capacità di spiegare e soddisfare tutti i problemi e i bisogni dell’uomo) oppure un’idea politica, eretta a sistema interpretativo del senso dell’esistenza umana.
Questo vale per una comunità religiosa come in genere intesa ma anche per ogni raggruppamento accademico, politico o culturale, che coltiva e dibatte al suo interno ciò in cui crede fermamente.

Religione esigenza profonda
La tesi qui esposta non è gradita né ai laici né ai religiosi tradizionali, per ragioni comprensibili: né gli uni né gli altri gradiscono di sentirsi fra loro accomunati. Tuttavia, è facilmente constatabile che la loro affinità è reale e che questo risponde all’esigenza umana profonda di collocarsi nella Storia, di avere qualcosa in cui credere e di coltivare la speranza che l’oggetto della loro fede viva nel futuro, raggiungendo traguardi sempre più grandi.
Non è un caso il fatto che il mondo illuminista, dopo aver rifiutato il Dio cristiano, abbia creato il culto della Dea Ragione.
Malauguratamente questa espressione della psiche umana viene in generale confusa con l’appartenenza ad una credenza ufficiale e costituita, ignorando le ragioni sottostanti l’istanza religiosa.
Occorre invece riflettere invece che questa struttura di Principio, Messaggero e Comunità consente di formare, dentro di sé, un’identità e una ragione di vita, risultati non da poco, in un’esistenza umana ricca di travagli.

Etimologia
Sul piano verbale, la parola “religione” tende a essere connessa con la sua etimologia originale, nella quale prevale il concetto di “collegamento” con il significato di “legare” ovvero di unire insieme, sia forse verticalmente fra il piano terreno e quello presuntivamente divino, sia orizzontalmente fra gli appartenenti ad una medesima sfera di fede e di pensiero. Anche nel linguaggio sacro, l’espressione “entrare in religione” significa “entrare in una comunità”, evidenziando così il fatto che questo termine è profondamente legato al concetto di essere parte appunto di una comunità che ha coscienza di sé e della propria identità e di essere legati a qualcosa di superiore.

Strutturarsi per sopravvivere
La fede in un’idea o in un Principio, o in una Divinità, non ha speranze di sopravvivenza se limitata a singoli o a gruppi ristretti: finirà con loro. Il proselitismo, però, porta ad un altro problema.
Nasce infatti la necessità di creare una struttura organizzativa, naturalmente gerarchica e dotata di risorse economiche. Insorgono così meccanismi di gerarchia, di democrazia, di autoritarismo, di conciliazioni, di conflitti, di correnti e di ogni altra cosa che non ha nulla a che fare con l’idea originale e che riguarda, in definitiva, la gestione del potere.
Questa idea iniziale può non essersi persa ma deve fare i conti con fattori e sviluppi che non erano previsti in origine.

Fanatismo
La presenza di un’idea considerata Principio Superiore porta spesso i gruppi di fedeli, confessionali o laici, alla convinzione di possedere una verità assoluta, di doverla difendere e di doverla promuovere. Inevitabile è allora la tendenza a scivolare verso il fanatismo e, se necessario, verso l’uso della violenza.

Ciascuno di questi fenomeni sociali e culturali che si definiscono genericamente religioni si manifestano in modo molto differenziato: alcune si dichiarano rivelate, altre collocano nel cuore dell’Uomo stesso la loro essenza; alcune hanno come riferimento una “divinità” personificata e attiva, altre propongono una modalità di fede interiore e comportamentale, alcune si focalizzano sull’esistente e il reale, altre si rapportano a protagonisti spirituali. Inoltre, le religioni di più lunga esistenza e tuttora attive hanno attraversato storicamente modi di manifestarsi molto diversificati nel tempo.

L’adesione ad una manifestazione di fede e di culto ufficiale verso un certo Principio, laico o confessionale, informa di sé l’intero assetto identitario di una Comunità e dei suoi membri, e in genere condiziona la sua Storia.